Oggi, 12 dicembre 2025, la Corte d’Appello di Bologna ha emesso una sentenza che farà giurisprudenza. Il Casinò di Venezia è stato condannato a risarcire cinque ex clienti di Silvio Vannini. Vannini è il broker finanziario di Forlì che ha truffato decine di risparmiatori per alimentare la sua dipendenza dal gioco. La somma stabilita dai giudici è di 336.000 euro.
Il meccanismo della truffa era ingannevole ma efficace. Vannini si faceva consegnare assegni dai clienti per presunti investimenti. I titoli erano intestati alla società “C.Di.V.G. spa”. I risparmiatori credevano fosse un fondo finanziario o una banca. In realtà, era l’acronimo della società che gestisce la casa da gioco lagunare. Il Casinò incassava quegli assegni di terze parti e li convertiva in fiches per il broker.
La Corte ha stabilito che quei soldi sono stati incassati indebitamente. I clienti non avevano alcuna intenzione di finanziare il gioco d’azzardo. Poiché il broker è ormai nullatenente e insolvente, tocca al beneficiario finale restituire il denaro. La responsabilità della casa da gioco è pesante.
Anche la Cassazione, in un recente procedimento collegato, ha sanzionato il Casinò. I giudici hanno rilevato gravi mancanze nei controlli antiriciclaggio. Vannini si presentava ai tavoli con assegni circolari emessi da venti banche diverse. Un comportamento anomalo che avrebbe dovuto far scattare controlli immediati. Invece, per anni, nessuno ha segnalato nulla.
La vicenda è esplosa nel 2015. Il broker Vannini, disperato dopo aver perso 70.000 euro in una notte al casinò, si autodenunciò alla Guardia di Finanza. Confessò di aver bruciato un totale di 9,6 milioni di euro. Di questi, circa 4 milioni sono finiti dal broker alle casse di Venezia. Una settantina di famiglie in tutta Italia sono state truffate. Oggi, almeno per cinque di loro, arriva un parziale risarcimento da chi ha accettato quei soldi senza fare domande.
