Il viceministro delle Finanze thailandese ha suggerito una proposta di legge per legalizzare le case da gioco, citando il supporto del premier. La mossa mira a regolare il fiorente settore delle scommesse clandestine, sebbene l’opposizione dell’opinione pubblica, radicata nella tradizione buddista, sia un ostacolo. Il piano prevede centri polifunzionali con casinò, sale concerti e spazi per sport locali, sostenuti da compagnie private ma regolamentati dal governo. L’obiettivo è concorrere con hub come Macao. La legalizzazione potrebbe contribuire all’economia e alla tassazione, e il premier ha enfatizzato l’importanza di supervisionare il settore per creare occupazione.
Al contrario il primo ministro malese, Anwar Ibrahim, ha respinto come “bugia” un rapporto di Bloomberg che suggeriva l’apertura di un secondo casinò a Johor, vicino a Singapore. Anwar ha negato di aver discusso tale questione con imprenditori del gioco d’azzardo. I media malesi hanno riportato la smentita di Anwar, ma non è chiaro se l’incontro con gli imprenditori sia avvenuto.
Una linea quindi molto ristrettiva, contraria ad aperture. Sicuramente in linea con i desiderata dei tradizionalisti, questa politica malese rischia tuttavia di chiudere la porta a prospettive di sviluppo economico non indifferenti.