Le associazioni ambientaliste sono sul piede di guerra. Oggi 16 settembre 2021 con un comunicato congiunto diversi comitati nepalesi hanno promesso che si opporranno con tutte le loro forze ad un ambizioso progetto turistico.
Sembra infatti che, senza dar troppo a vedere, una società straniera stia battendo l’iter volto all’ottenimento di un permesso costruttivo vicino alla montagna più alta del mondo.
L’intenzione sarebbe quella di impiantarvi un resort panoramico con un esclusivo casinò e una vista incredibile sull’Everest.
Le proteste sono il simbolo del crescente disagio del Nepal nel gestire i crescenti flussi turistici.
Essi da un lato portano una ricchezza imprescindibile per lo sviluppo del Paese, dall’altro molti paventano il rischio di una “turistizzazione” del Nepal.
In particolare da dopo il terremoto l’economia himalayana si è appoggiata ulteriormente al settore turistico. La costruzione del casinò offrirebbe nuove prospettive di sviluppo, è certo.
Tuttavia esso costituirebbe anche un grande passo verso l’occidentalizzazione e la perdita di contatto con la morale tradizionale. Il tutto in una Nazione che, non dimentichiamo, ha aperto le sue porte agli stranieri solo negli anni ’50.
