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Pagamenti con l’orologio: da dopo Pasquetta obbligatori per…

Solo trent’anni fa pagare digitalmente grazie al proprio orologio era un’idea che solo i più arditi dei futurologi avrebbero osato formulare ad alta voce. Oggi i pagamenti wearable, effettuati cioè per mezzo di gadget che si ha sempre con sé, sono una realtà in rapida diffusione.

In America la scena non è più inusuale: un signore prende un oggetto in un negozio, si avvicina alla cassa e accosta semplicemente il proprio polso al lettore, uscendo poi in tutta tranquillità con lo scontrino in mano.

In Italia, sia pur con un po’ di ritardo, la cosa va diffondendosi, come dimostrato dall’interessamento mostrato da solidi gruppi come bper.

I pagamenti con l’orologio si suddividono in due gruppi. La prima specie è abbinata ai cosiddetti smartwatch, gli orologi intelligenti sempre connessi. Apple Pay domina largamente il settore, ma la nascita di giovani, vivaci e numerosi competitor ne mina il predominio.

Dall’altro lato, anche taluni orologi tradizionali si stanno adeguando, ad esempio la casa svizzera Swatch. Essa ha siglato un accordo con Nexi, azienda italiana attiva nel settore dei pagamenti digitali, per lanciare sul mercato una linea di orologi analogici al quarzo che incorporano un microchip in grado di elaborare le transazioni.

Siamo destinati a vedere scomparire le carte di credito, sostituite da strumenti integrati? Gli orologi torneranno ad essere una presenza obbligatoria in accompagnamento ai capi di abbigliamento da tutti i giorni?

Solo il futuro può dirlo; eppure, il futuro è già qua.

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