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The Guardian pubblica inchiesta sui videogame giocati dai più adulti

Siamo abituati a vedere i videogame come un’attività tipicamente adolescenziale se non propria dell’infanzia. Come un’attività maschile pressoché esclusivamente, come una attività da perdigiorno e non redditizia.

Su quest’ultimo punto anche in Italia abbiamo ormai iniziato a recepire il vento americano. Ci siamo ormai resi conto delle potenzialità di guadagno associate agli eSports, per quanto la partecipazione rimanga di nicchia.

L’articolo di oggi 4 giugno 2021 del Guardian, fra i più letti del sito, proietta nella quotidianità dei britannici ma anche dei molti lettori italiani del famoso quotidiano un tema di crescente rilevanza.

Ci riferiamo al mondo degli adulti che, per passione o per hobby, quando non per lavoro, giocano ai videogame. Niente di cui stupirsi: gli attuali quarantenni sono nati negli anni ’80, e le competenze digitali sono significativamente maggiori in tale campione di popolazione rispetto a quelle dei nati anche solo un decennio prima.

Il Guardian nella lunga inchiesta riferisce la storia, ad esempio, di una mamma che ha ripreso in mano il joystick durante la quarantena. Le conclusioni del giornale appaiono chiare. I videogame sono destinati ad uscire dal mercato giovanile, per diventare nel medio termine un prodotto adatto a tutte le età.

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