Oggi, 1 dicembre 2025, Michael Choung si guarda indietro e tira un sospiro di sollievo. Il CEO di AdHoc Studio ha ammesso che scegliere la distribuzione a episodi per Dispatch è stato un azzardo totale. “Una cosa folle”, l’ha definita senza mezzi termini in una recente intervista. Dopo il crollo della vecchia Telltale, quel modello commerciale sembrava ormai destinato all’estinzione.
Choung non parla a caso, essendo lui stesso un veterano di quella stagione videoludica. Ha vissuto sulla sua pelle la crisi delle avventure narrative e il rifiuto del pubblico per le attese tra un capitolo e l’altro. Tutti gli indicatori di mercato sconsigliavano vivamente questa strada. “Tutti ci dicevano di non farlo”, ha raccontato il producer. Secondo le metriche di produzione moderne, spezzettare il gioco era una mossa quasi suicida.
Eppure, contro ogni previsione logica, la magia è tornata. La struttura episodica si è rivelata l’ingrediente segreto del successo di Dispatch. Il rilascio cadenzato ha ricreato quell’effetto “serie TV” che si era perso da tempo. Tra un’uscita e l’altra, la community si è rianimata e ha iniziato a speculare. I giocatori hanno discusso teorie, analizzato le scelte morali e atteso con ansia il capitolo successivo.
Questo inaspettato trionfo dimostra una verità fondamentale del settore. Se la componente creativa è forte e la scrittura è di qualità, le regole del mercato possono essere riscritte. Dispatch ha vinto la sua rischiosa scommessa contro i numeri. Ha dimostrato che c’è ancora spazio e voglia di vivere le grandi storie videoludiche un pezzo alla volta.







