Oggi, 12 ottobre 2025, mentre la vicenda giudiziaria che coinvolge l’ex procuratore di Pavia, Mario Venditti, attende le decisioni del Tribunale del Riesame, nuove e clamorose dichiarazioni gettano un’ombra sui rapporti al centro del caso. In un’intervista con Fabrizio Corona, l’avvocato Massimo Lovati, legale di Andrea Sempio, ha rivelato di aver condiviso con il magistrato una forte passione per l’ippica e il “vizio” del gioco.
Queste esternazioni sono a dir poco esplosive. Lovati, parlando del suo rapporto con Venditti, ha affermato: “A me è simpatico. Io sono sempre stato un giocatore di ippica, di cavalli. L’ho conosciuto anche lì”. Incalzato dall’intervistatore, che gli ha chiesto se anche il pm avesse “il vizio”, Lovati ha risposto: “Eh sì. Vizio. Allora ce l’ho anche io il vizio. Eravamo appassionati di ippica… nel 2010”. Questa ammissione stabilisce un legame informale e pregresso tra il legale di una persona coinvolta nell’inchiesta sull’omicidio di Chiara Poggi e il magistrato che, anni dopo, avrebbe chiesto per ben due volte l’archiviazione del suo assistito. Un legame nato nel mondo delle scommesse, che si aggiunge al fatto che Venditti, una volta in pensione, è diventato presidente del Casinò di Campione.
Queste rivelazioni arrivano in un momento delicatissimo per l’ex procuratore. La difesa di Venditti attende infatti il pronunciamento del Tribunale del Riesame sul decreto di perquisizione eseguito a fine settembre. L’indagine della Procura di Brescia ipotizza il reato di corruzione, sospettando che Venditti abbia ricevuto denaro per favorire l’archiviazione di Sempio. A questa si affianca una seconda inchiesta sul cosiddetto “sistema Pavia”, un presunto intreccio di potere tra imprenditori, politici e magistrati in cui il nome di Venditti è emerso più volte.
L’avvocato Lovati, nel frattempo, è finito al centro di altre polemiche per le sue dichiarazioni. Le sue recenti, scioccanti frasi sul caso di Yara Gambirasio hanno suscitato indignazione. Inolttre è stato iscritto nel registro degli indagati a Milano per diffamazione aggravata in relazione a precedenti esternazioni sullo stesso caso Garlasco.
Le sue parole sul “vizio” del gioco condiviso con Venditti, tuttavia, aggiungono un nuovo, inquietante tassello al puzzle. Sebbene non abbiano di per sé una valenza penale, gettano una luce ambigua sui rapporti tra i protagonisti di una delle pagine più controverse della cronaca giudiziaria italiana.