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Cento anni di casinò: riaprivano 100 anni fa le “case da giuoco” della Penisola

Oggi 27 aprile 2024 rischia di passare in sordina una memoria storica che per fortuna ci rappella alla mente il Corriere del Ticino, principale quotidiano svizzero di lingua italiana avente sede nel distretto di Lugano.

Nell’edizione di cento anni fa il giornale segnalava che il Governo di allora aveva appena licenziato un decreto che, nella sua prima parte, autorizzava in deroga agli articoli 484 e 487 del C. P. di allora (Zanardelli), nelle località che siano da almeno dieci anni sedi di stazioni climatiche, balneari o idrominerali e che non siamo in prossimità di centri con popolazione superiore ai duecentomila abitanti, l’apertura di case da giuoco, nelle quali è permesso il giuoco d’azzardo. Il decreto subordinava l’apertura a un’approvazione ministeriale e nel tempo arrivarono altre deroghe, considerando che oggi solo Venezia conta ancora più di 200.000 abitanti (peraltro concentrati a Mestre).

All’epoca dalla Svizzera si guardava alla notizia con sospetto. Soprattutto, c’era diffidenza verso le aperture frontaliere del casinò di Campione. Oggi invece la situazione è ben diversa. Lo stesso casinò di Campione, dopo varie titubanze, si appresta adesso ad affrontare un nuovo capitolo della sua storia.

Curioso però ricordare la notizia, il trafiletto di un passato remoto, che ci rimanda ad un tempo ormai lontano. Discussioni lontane che però tornano attuali nel momento in cui varie amministrazioni stanno discutendo della possibilità di chiedere l’apertura di un nuovo casinò, a quasi cento anni dalle ultime, specialmente nelle regioni meridionali.

 

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