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L’Arabia Saudita è diventata la reginetta degli eSports: luci e ombre di un accordo controverso

L’Arabia Saudita si è aggiudicata l’esclusiva per ospitare le Olimpiadi degli eSport per i prossimi 12 anni, a partire dall’edizione inaugurale del 2025. L’accordo, che intercorre tra il governo saudita e il Comitato Olimpico Internazionale (CIO), è da oggi di dominio pubblico, suscitando da subito un misto di entusiasmo e critiche.

Mentre alcuni vedono questa partnership come un’opportunità per l’Arabia Saudita di affermarsi come hub globale per gli eSport e di promuovere una nuova forma di competizione sportiva, altri sollevano preoccupazioni riguardo ai diritti umani nel paese e al ruolo del governo saudita nel settore dei videogiochi.

L’Arabia Saudita ha infatti investito massicciamente negli eSport negli ultimi anni, attraverso il suo Public Investment Fund (PIF), acquisendo quote di importanti società di videogiochi e organizzando eventi di alto profilo. Questa mossa strategica alcuni interpretano come un tentativo di “sportswashing”, ovvero di utilizzare lo sport per migliorare l’immagine del paese e distogliere l’attenzione dalle critiche internazionali.

Infatti, l’Arabia Saudita è spesso nel mirino dei giornalisti per le sue violazioni dei diritti umani, la repressione della libertà di espressione e l’oppressione delle donne. Alcuni temono che l’assegnazione delle Olimpiadi degli eSport al paese possa legittimare queste pratiche e dare al governo saudita un’ulteriore piattaforma per promuovere la sua agenda politica.

Nonostante le criticità, il principe Abdulaziz bin Turki Al Faisal, Ministro dello Sport e presidente del comitato Olimpico e Paralimpico dell’Arabia Saudita, ha invitato oggi 14 luglio 2024 “tutto il mondo” a unirsi alla celebrazione nel 2025, sottolineando l’impegno del paese nel rendere l’evento un successo.

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