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Niente Subentro nella licenza Lotto al coniuge di un Titolare scorretto

Le norme in materia di licenze Lotto SuperEnalotto giochi e gambling sono severe

Oggi, 27 agosto 2025, il Tribunale Amministrativo Regionale della Campania ha emesso una sentenza che ribadisce un principio fondamentale nella gestione delle concessioni pubbliche. I giudici hanno respinto il ricorso della moglie di un ex titolare di una ricevitoria del Lotto e tabacchi, confermando la decisione dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (ADM). La sentenza stabilisce che il “forte vincolo fiduciario” con lo Stato, una volta venuto meno, non permette di aggirare le regole per il subentro, neanche da parte di un familiare.

La vicenda ha origine nel 2024. In quell’anno, ADM revocò la concessione al titolare della rivendita per una gravissima inadempienza. Si trattava del mancato versamento di oltre 140.000 euro di proventi dalla licenza del gioco del Lotto. L’ammanco portò anche a una segnalazione alla Procura della Repubblica per il reato di peculato. Successivamente, la moglie dell’uomo presentò un’istanza per ottenere l’assegnazione della stessa licenza, in qualità di coniuge.

L’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, però, negò la richiesta. L’ente sottolineò l’impossibilità di affidare la gestione a un soggetto legato a condotte contrarie ai principi di buona fede e collaborazione. ADM evidenziò anche la presenza di dichiarazioni non veritiere nell’istanza presentata dalla donna. Di fronte a questo diniego, la ricorrente si è rivolta al TAR per chiederne l’annullamento.

Il TAR Campania ha dato piena ragione all’operato della Agenzia delle Dogane.  Nella sentenza, i giudici hanno spiegato che la gestione di una privativa fiscale come la licenza Lotto si basa su un rapporto di fiducia. Tale rapporto, in questo caso, risulta irrimediabilmente compromesso. Il tribunale ha inoltre sottolineato un principio legale molto rigido: le dichiarazioni non veritiere in un’autocertificazione comportano la decadenza automatica dai benefici, senza che l’amministrazione debba valutare la presenza di dolo o colpa grave. Permettere alla ricorrente di ottenere la licenza dopo tali comportamenti, afferma la sentenza, renderebbe la norma priva di ogni efficacia.

Con questa decisione, il TAR ha respinto il ricorso e ha condannato la donna al pagamento delle spese processuali. La sentenza è un chiaro monito: nei rapporti con lo Stato per la gestione di concessioni, la piena affidabilità e la correttezza sono requisiti non negoziabili, che prevalgono su qualsiasi legame familiare.

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