Oggi, 28 novembre 2025, la cronaca giudiziaria ci restituisce l’ennesima sentenza amara. A Perugia, un uomo di 46 anni è stato condannato a sei mesi per aver aggredito la moglie, “colpevole” di averlo sorpreso a giocare in una sala slot. L’ha afferrata per il collo, sbattendole la testa contro il pavimento con una violenza tale da mandarla all’ospedale. Eppure, è stato assolto dall’accusa di maltrattamenti. Una decisione che lascia l’amaro in bocca, ma che purtroppo non è un caso isolato. Le sale gioco, luoghi di per sé spesso teatro di disperazione e dipendenza, stanno diventando sempre più frequentemente il palcoscenico di una brutale e inaccettabile violenza contro le donne.
Non possiamo dimenticare l’orrore andato in scena solo poche settimane fa, lo scorso settembre, a Marostica. Lì, la violenza cieca ha sfiorato la tragedia irreparabile. Un uomo di 45 anni è entrato nella sala slot armato di un coltello da cucina, non per giocare, ma per uccidere. La sua vittima era l’ex moglie, un’impiegata che stava semplicemente facendo il suo lavoro dietro al bancone. La furia dell’aggressore è stata bestiale: fendenti al busto, calci, pugni. La lama del coltello si è spezzata, con la punta rimasta conficcata nel gomito della donna.
In quell’inferno di luci al neon e suoni elettronici, solo il coraggio di una cliente ha evitato il femminicidio. La donna si è frapposta fisicamente tra la vittima e il carnefice, permettendo alla malcapitata di nascondersi tra le slot machine fino all’arrivo dei Carabinieri. L’uomo, trovato ancora sporco di sangue, è finito agli arresti, ma le cicatrici fisiche e psicologiche di quella notte resteranno per sempre.
Questi episodi non sono semplici fatti di cronaca nera. Sono il sintomo di una piaga che infetta ogni angolo della società, trovando nelle sale gioco un terreno fertile dove la frustrazione, la dipendenza e il possesso maschile esplodono in violenza pura. Che si tratti di una moglie che cerca di salvare il marito dal vizio o di una lavoratrice che cerca di rifarsi una vita, il risultato è lo stesso: donne colpite, ferite, terrorizzate. È intollerabile che questi luoghi, già controversi per le loro implicazioni sociali, diventino zone franche per la sopraffazione maschile. La giustizia deve fare il suo corso, certo, ma serve una condanna morale unanime e rumorosa contro questa barbarie che si consuma tra una giocata e l’altra.
