Oggi, 15 luglio 2025, si commenta una sentenza storica della Corte Costituzionale che ridisegna le regole sul gioco online in Italia. Con la sentenza numero 104, depositata il 10 luglio, la Corte ha dichiarato incostituzionale il divieto di installare apparecchiature informatiche (come PC o tablet) per giocare online all’interno di qualsiasi esercizio pubblico. La decisione annulla di fatto una delle norme più discusse del cosiddetto “Decreto Balduzzi” del 2012, nato con l’intento di contrastare la ludopatia.
La norma cancellata era estremamente restrittiva. Vietava a bar, tabaccherie e altri locali pubblici di mettere a disposizione dei clienti qualsiasi dispositivo che permettesse la connessione a piattaforme di gioco online, sia legali che illegali. La legge non faceva distinzioni: colpiva sia chi destinava un PC occasionalmente alla navigazione, sia chi allestiva postazioni dedicate. La Corte Costituzionale, pur riconoscendo la validità dell’obiettivo di combattere la dipendenza da gioco, ha giudicato la norma irragionevole e sproporzionata.
Nelle motivazioni, i giudici hanno spiegato che il divieto era “eccessivamente inclusivo”. Trattava allo stesso modo comportamenti molto diversi tra loro. Ad esempio, puniva un barista che offriva un tablet per la libera navigazione dei clienti con la stessa, pesante sanzione prevista per chi gestiva un’attività mirata al gioco illegale. Secondo la Corte, questo approccio non rispetta il principio di proporzionalità. Non si può applicare un divieto così ampio e generico per risolvere un problema specifico, finendo per penalizzare anche attività lecite e non rischiose.
Le conseguenze pratiche della sentenza sono immediate e significative. In primo luogo, il divieto non è più in vigore. Di conseguenza, è stata annullata anche la relativa sanzione fissa da 20.000 euro, che rappresentava un enorme spauracchio per migliaia di esercenti. La decisione pone fine a una lunga incertezza legale, nata da diversi ricorsi presentati da gestori multati, i cui casi erano arrivati fino alla Corte di Cassazione e avevano sollevato la questione di legittimità.
La Corte, tuttavia, ha precisato un punto fondamentale: la palla torna ora al Legislatore. La sentenza non liberalizza il settore, ma chiede al Parlamento di intervenire con nuove norme, più mirate ed efficaci. Il futuro contrasto alla ludopatia dovrà basarsi su misure proporzionate, capaci di proteggere la salute pubblica senza imporre divieti generalizzati e ingiustificati.