Oggi, 10 luglio 2025, Ubisoft si trova al centro di una nuova bufera mediatica che infiamma il dibattito sulla proprietà digitale. L’azienda francese ha aggiornato il suo Contratto di Licenza con l’Utente Finale (EULA), introducendo una clausola che ha suscitato sconcerto e rabbia nella community. Secondo il nuovo testo, Ubisoft si riserva il diritto di terminare la licenza di un gioco in qualsiasi momento. In tal caso, l’utente ha l’obbligo di disinstallare il prodotto e distruggere tutte le copie in suo possesso, incluse quelle fisiche su disco.
Questa mossa arriva in un momento estremamente delicato. La petizione “Stop Killing Games” ha superato il milione di firme e si prepara ad arrivare sul tavolo della Commissione Europea. Questo movimento di consumatori, nato proprio in risposta alla decisione di Ubisoft di rendere ingiocabile il suo titolo The Crew, chiede leggi che impediscano ai publisher di “uccidere” i giochi dopo la vendita. La coincidenza temporale tra il successo della petizione e l’aggiornamento dell’EULA di Ubisoft ha fatto pensare a molti che si tratti di una reazione diretta, una sorta di mossa legale preventiva per rafforzare la propria posizione.
Il cuore del problema risiede nel conflitto tra la licenza d’uso e la proprietà fisica. Quando un utente acquista un gioco su disco, la percezione comune è di possedere quel bene materiale. Secondo il nuovo EULA di Ubisoft, invece, il disco è solo un veicolo per una licenza d’uso che l’azienda può revocare a sua discrezione. L’idea che un’azienda possa richiedere contrattualmente la distruzione di un oggetto fisico, legalmente acquistato, ha sollevato enormi interrogativi sulla sua legittimità. Esperti legali e associazioni di consumatori sono scettici sulla reale applicabilità di una clausola simile, specialmente in Europa, dove le leggi a tutela del consumatore sono molto forti.
Molti osservatori sottolineano che clausole simili, seppur formulate in modo meno aggressivo, esistono anche nei contratti di altre aziende. Tuttavia, l’esplicita richiesta di “distruzione” da parte di Ubisoft ha avuto un impatto mediatico diverso. La questione fondamentale è se un contratto EULA, spesso accettato con un click dopo l’acquisto, possa sovrascrivere i diritti di proprietà tradizionali. La vaghezza su come Ubisoft potrebbe verificare l’avvenuta distruzione rende la clausola ancora più surreale.
Indipendentemente dalla sua validità legale, questa mossa rappresenta un grave danno d’immagine per Ubisoft. Appare come una sfida diretta ai suoi stessi clienti e alimenta ulteriormente il movimento “Stop Killing Games”, fornendogli un nuovo, potente argomento. La discussione su cosa significhi realmente “possedere” un videogioco nell’era digitale si è ufficialmente spostata dalle discussioni sui forum alle aule delle istituzioni europee, e Ubisoft si trova ora al centro del ciclone.