Oggi, 22 luglio 2025, il CEO di Ubisoft, Yves Guillemot, ha risposto per la prima volta pubblicamente alla campagna “Stop Killing Games“. Durante l’ultimo incontro con gli azionisti, incalzato da una domanda sulla petizione, Guillemot ha esposto la sua visione sulla preservazione dei videogiochii. Egli l’ha definita una questione complessa che riguarda l’intera industria. La sua risposta, tuttavia, ha incluso una frase che ha immediatamente acceso il dibattito: “nulla è eterno”.
Secondo Guillemot, tutti gli editori si confrontano con questa situazione. “Quello che facciamo è fornire un servizio, ma niente è scolpito nella pietra, e così a un certo punto il servizio potrebbe venire interrotto”, ha affermato. Con queste parole, il CEO ha di fatto inquadrato l’accesso ai videogiochi non come un diritto di proprietà permanente, ma come la fruizione di un servizio a tempo.
Queste dichiarazioni arrivano in un momento di massima tensione tra Ubisoft e una parte della sua utenza. La petizione “Stop Killing Games”, che si avvicina a 1,4 milioni di firme, è nata proprio in reazione alla decisione di Ubisoft di rendere ingiocabile il suo titolo The Crew. Il movimento non chiede un supporto server illimitato, ma soluzioni concrete e realizzabili, come il rilascio di una patch che consenta di continuare a giocare offline anche dopo lo spegnimento dei server. La filosofia del “nulla è eterno” di Guillemot sembra quindi scontrarsi direttamente con le richieste pratiche dei consumatori.
Le parole del CEO, inoltre, si inseriscono in un contesto ancora più ampio. Solo pochi giorni fa, Ubisoft ha aggiornato il suo contratto di licenza (EULA) con una clausola controversa. Questa impone agli utenti di “distruggere” tutte le copie di un gioco, anche fisiche, qualora l’azienda decida di terminare la licenza. Tra la chiusura di The Crew, il nuovo EULA e le dichiarazioni di oggi, emerge una posizione aziendale chiara e coerente: per Ubisoft, i giocatori non possiedono i loro giochi, ma ne noleggiano l’accesso.
Guillemot ha concluso definendo la questione “di ampia portata” e ha assicurato che l’azienda è attivamente al lavoro per “trovare delle soluzioni”. Tuttavia, le sue parole hanno fatto poco per placare le preoccupazioni. Anzi, hanno rafforzato i timori sulla fragilità della proprietà digitale che hanno dato vita alla petizione. Il conflitto tra la politica aziendale di Ubisoft e la crescente richiesta di diritti da parte dei consumatori è ora più esplicito che mai. La discussione sembra destinata a continuare nelle sedi istituzionali europee.